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Consiglio comunale

Mozione sul conferimento della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki

Il prossimo 8 febbraio ricorrerà il primo anniversario dell’arresto di Patrick Zaki, attivista e ricercatore egiziano, studente dell’Università di Bologna, in detenzione preventiva fino a data da destinarsi presso le carceri egiziane a causa del suo lavoro per i diritti umani e per le sue opinioni politiche espresse sui social media.

Si tratta di una chiara violazione delle libertà individuali e di una detenzione che ha il sapore di una carcerazione ideologica, basata su pretesti e falsità, fondata sull’odio verso la libertà ed i suoi sostenitori.

Con questa mozione proponiamo che il Comune di Senigallia prenda una chiara posizione in difesa dei diritti di Zaki raccogliendo l’invito dell’associazione no-profit GoFair “100 città per Patrick Zaki”: vogliamo che Senigallia contribuisca a raggiungere il simbolico numero di 100 comuni disposti a riconoscere la cittadinanza onoraria al giovane ricercatore e attivista e quindi convincere il Governo a conferirgli la cittadinanza italiana.

Questo risultato consentirebbe alle nostre istituzioni di chiedere in modo molto più forte e chiaro la scarcerazione immediata di Patrick Zaki.

Il testo della mozione

Premesso che

Patrick George Zaki è un ragazzo di 27 anni di origine egiziana che ha deciso di investire parte della sua formazione accademica in Italia, presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. Un ragazzo che incarna appieno lo spirito più positivo dei nostri tempi, affamato di conoscenza, aperto al mondo ed alla sua diversità, di cui purtroppo ci ritroviamo oggi a parlare, non per l’esempio che può donarci, ma per la triste vicenda che lo ha colpito il 7 febbraio 2020.

Ricercatore presso la ONG egiziana Egyptian Initiative for Personal Rights, nell’agosto 201 9 si trasferisce in Italia per partecipare al GEMMA, un corso di Laurea Magistrale presso l’Università di Bologna, inserito nel programma Erasmus Mundus, con un curriculum dedicato agli Studi di Genere e delle donne. La mattina del 7 febbraio 2020, rientrando nel suo Paese, per una visita ai suoi familiari presso la sua città natale, Mansoura, all’aeroporto del Cairo, agenti dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale (NSI) egiziana lo hanno preso in custodia, facendolo sparire per le successive 24 ore. Come riferito dai suoi legali, in questo lasso di tempo Patrick è stato picchiato, sottoposto ad elettroshock, minacciato ed interrogato circa il suo lavoro ed il suo attivismo tra diritti umani e civili.

Inconsapevole del mandato di arresto che pendeva sulla sua testa da settembre 2019, Patrick compare l’otto febbraio di fronte ad un pubblico ministero insieme ad una lista di accuse, tra cui la pubblicazione di voci e notizie false volte a disturbare la pace e fomentare il caos, l’incitamento alla protesta, la richiesta del rovesciamento dello Stato, nonché la gestione di un account social attraverso il quale  avrebbe istigato all’utilizzo della violenza e di atti terroristici con il fine di minare l’ordine precostituito e la sicurezza pubblica.La carcerazione continua ad essere prolungata, per un approfondimento delle indagini mai avvenuto, in una situazione sempre più complessa a causa della pandemia da SARS-Cov-2, con seri rischi legati alle condizioni di salute di Patrick, asmatico, ed alle condizioni del carcere di Tora in cui oggi si trova.Nessuna certezza per il futuro, nessun rinvio a giudizio, solo ulteriori prolungamenti della custodia cautelare. L’ultima proroga risale al 7 dicembre.

Evidenziato che

La vicenda di Patrick ricorda purtroppo da vicino la storia di Giulio Regeni. Il dottorando italiano presso l’Università di Cambridge, in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani scomparve il 25 gennaio 2016 fino al 3 febbraio quando il corpo nudo e mutilato fu ritrovato in un fosso, lungo la strada del deserto Cairo-Alessandria, alla periferia del Cairo. Contusioni, lividi, fratture, coltellate, tagli, incisioni e bruciature, tutti segni indicanti una fine atroce tra dolorose torture, sono state le ultime cose conosciute da Giulio, mentre familiari, associazioni come Amnesty International, membri del mondo accademico, intellettuale politico, un Paese intero, attendono di conoscere ancora la verità, dopo cinque anni dalla sua morte, senza concreti aiuti dalle autorità egiziane, la cui promessa di piena collaborazione è stata smentita nel tempo da controverse mancate autorizzazioni, limitazioni nel fornire dati e informazioni, apparenti colpevoli indicati come tali solo dopo la loro uccisione, rivelatisi infine non coinvolti nel decesso dell’italiano.

Visto che 

Non possiamo permetterci un nuovo caso Regeni, accanto alla continua ricerca della verità per quest’ultimo, dobbiamo impegnarci affinché la violazione dei diritti umani nei confronti di Patrick Zaki non sfoci in una nuova tragedia.In questo senso vanno le continue pressioni da parte della comunità italiana e internazionale, del mondo associativo, accademico e politico, con le numerose iniziative che mantengono viva la richiesta di un trattamento umano nel rispetto del diritto giuridico e dei diritti umani, spesso ignorati dalle autorità egiziane. Ultima, non certo per importanza, l’iniziativa dell’associazione InOltre-Alternativa Progressista, che sul finire della prima proroga della custodia cautelare ha inviato al carcere di Tosa, in cui Patrick è ancora oggi detenuto, 199 lettere, simbolicamente una per ogni giorno di detenzione, tradotte in sedici lingue e accompagnate dall’opera Ritratto di parole per Patrick Zaki, realizzata dall’artista romana di calligraphy art Francesca Grosso, su commissione dell’associazione promotrice della campagna.

Tale iniziativa, condivisa da realtà associative ,accademiche, politiche ed istituzionali di tutta Italia, è poi sfociata in una campagna nazionale che continua tutt’ora e che ha visto collaborare l’associazione con numerosi consigli comunali e regionali: l’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna, della Regione Campania, i Comuni di Palermo, Bologna, Milano, Roma hanno tutti mostrato la loro condivisione esponendo l’opera dell’artista sulle facciate dei rispettivi palazzi. Contemporaneamente numerose città si sono attivate per conferire la cittadinanza onoraria al ragazzo egiziano, come le città di Bologna, Bari, Milano, Castel Maggiore, ed oltre a queste, anche altre città si stanno impegnando in tal senso. Deve rimanere alta l’attenzione e la pressione da esercitare quotidianamente affinché Patrick venga finalmente liberato, forti di un sentimento che condanna la violenza e qualsiasi sopruso, qualsiasi mancato rispetto dei diritti base dell’Uomo, condivisi storicamente dalla nostra città.

Tutto ciò premesso e considerato il Consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta

a conferire la cittadinanza onoraria della Città di Senigallia a Patrick George Zaki, simbolo di una vita impegnata nella conoscenza, nella tutela e nel rispetto dei diritti di tutti, a partire da chi questi diritti li vede costantemente violati e non riconosciuti, nonché ad esporre l’opera “Ritratto di parole per Patrick Zaki”, realizzata dall’artista romana di Calligraphy Art Francesca Grosso, su commissione dell’associazione InOltre promotrice della campagna nazionale, a costante memoria dell’impegno che abbiamo nei confronti dei diritti, della cultura, della libertà e della solidarietà”.

Margherita Angeletti (Pd), Lorenzo Beccaceci (Vivi Senigallia), Chantal Bomprezzi (Pd), Ludovica Giuliani (Pd), Stefania Pagani (Vola Senigallia), Enrico Pergolesi (Diritti al Futuro) e Rodolfo Piazzai (Pd) 

2 risposte su “Mozione sul conferimento della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki”

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