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Comunicato stampa Evento

21 marzo 2023, ore 20:30: Ecovisioni e Le mani sulla città al Cinema Gabbiano

Una serata davvero speciale, resa possibile grazie alla collaborazione tra le associazioni Settimana del Pianeta Terra, Green Cross Italia, Green Drop Award Venice Film Festival, Edizioni Ambiente, Associazione La Città Futura Senigallia, Italia Nostra Sezione di Senigallia, Federazione Nazionale Pro Natura, Gruppo Società Ambiente Senigallia e La Lupus in Fabula:

  • alle 20,30, presentazione del libro Ecovisioni, il primo libro in Italia che racconta la storia del cinema attraverso il clima e l’ambiente,
  • alle 21,15, proiezione del film di Francesco Rosi Le mani sulla città, Leone d’oro al Festival di Venezia 1963.
    La locandina della serata mostra la copertina del libro e del film con una breve presentazione dei contenuti

    Il libro
    Ecovisioni. L’ecologia al cinema dai fratelli Lumière alla Marvel 

    di Marco Gisotti, Edizioni Ambiente. Prefazioni di Claudia Cardinale e Carlo Cresto-Dina.
    Il primo libro in Italia a raccontare la storia del cinema attraverso le tematiche dell’ambiente e del clima. 

    Copertina del libro

    Il volume passa in rassegna 150 opere della cinematografia che parla di rischi ecologici e mutazioni climatiche, partendo dall’incendio di un pozzo di petrolio in Azerbaijan nel 1896 che il grande cineasta Bertrand Tavernier ha definito come “il primo film ecologista mai realizzato”, “Baku”, prodotto dai fratelli Lumière nel 1987». 

    Da Buster Keaton a “Metropolis”, da “Bambi” a “2022: i sopravvissuti”, dal primo “Avatar” al più recente “Siccità”, fino ai film della Marvel nei quali la metafora dell’11 settembre è sostituita dalla preoccupazione per il futuro delle risorse e degli ecosistemi.

    Tutti i grandi film e i più importanti registi che dalla nascita del cinema a oggi hanno raccontato la crisi ecologica e le sue possibili (o impossibili) soluzioni.

    Una prospettiva che non manca di includere titoli popolarissimi che rivelano pezzi di storia del nostro Paese o inaspettati allarmi come “Il ritorno di Don Camillo”, dove si racconta la vera tragedia del Polesine, o “007 Quantum of Solace” dove il James Bond di Daniel Craig deve combattere contro uno spietato speculatore dell’ambiente.

    Il libro rivolge l’attenzione anche agli impatti ambientali della filiera cinema, dalle produzioni fino all’efficientamento energetico delle sale e ai grandi Festival. 

    «Nella mia vita ho girato più di 180 film. Sono convinta che ciò che facciamo e diciamo noi artiste e artisti del cinema possa avere un peso importante nello spiegare questi problemi alle persone, per convincerle ad agire – spiega Claudia Cardinale, che firma la prefazione al libro –. A volte bastano poche azioni, spesso anche una sola, per ottenere grandi risultati. Il cinema non solo fa bene all’anima ma può fare bene anche all’ambiente».

    «Cinema ed ecologia sono “invenzioni” dell’Ottocento. Se la prima proiezione pubblica dei fratelli Lumière risale al 1895, quasi trent’anni prima, nel 1866, il biologo tedesco Ernst Haeckel, avevo inventato la parola “ecologia”. Un secolo dopo l’Europa si è data come obiettivo il 2050 per uscire dalla crisi climatica. Anzi, si è data quell’orizzonte per diventare climaticamente neutra, altro che uscirne! – scrive Gisotti nel libro – Per arrivare al 2050 avremo bisogno di un cinema dell’ottimismo della ragione, ma che non nasconda la CO2 sotto il tappeto, che sfidi l’ignoranza scientifica ma senza diventare tecnocratico, che abbia la forza della denuncia senza far voltare altrove il suo pubblico, che proponga un nuovo patto fra uomo e natura. Soprattutto di un cinema che non abbia bisogno di diventare dottrina, propaganda o manifesto, ma che faccia quello che ha sempre fatto: intrattenere il suo pubblico. E, intrattenendolo, lasciare che si rispecchi nelle sue ecovisioni».

    L’autore

    L'autore Marco Gisotti impugna il suo libro

    Marco Gisotti, giornalista professionista e divulgatore, è docente all’Università di Tor Vergata nel corso di Teorie e linguaggi della comunicazione scientifica.

    Dal 2012 è direttore artistico e creatore del Green Drop Award, premio ambientale assegnato nell’ambito della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

    Consigliere per la comunicazione ambientale di due ministri (ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa e del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani), è uno dei maggiori esperti di green economy e comunicazione ambientale.

    È direttore scientifico e fondatore dell’agenzia di comunicazione e studi ambientali Green Factor.

    Scrive e conduce su Radio3 Rai le puntate di Wikiradio dedicate alla scienza e all’ambiente; per Rai 3, inoltre, ha ideato e scritto la serie di animazione 2 amici per la Terra e per Rai Storia ha realizzato il documentario “Cinema & Ambiente”.

    Nel 2022 ha pubblicato il libro “Ecovisioni. L’ecologia al cinema dai fratelli Lumière alla Marvel” (Edizioni ambiente).

    Pubblica nuovi spunti e recensioni sempre su cinema e ambiente sul sito www.ecovisioni.net.

    Ha scritto, con Tessa Gelisio, “100 Green Jobs per trovare lavoro”, il primo manuale sui lavori verdi in Italia (Edizioni Ambiente) ed è tra gli autori del rapporto annuale GreenItaly di Unioncamere e Fondazione Symbola.

    È stato direttore della rivista mensile di divulgazione scientifica Modus vivendi (1997-2012), del mensile Ecolavoro (2005-2012) e della rivista Tekneco (2012-2016).

    Progetta, scrive e conduce da numerosi anni eventi di divulgazione per enti di ricerca, pubbliche amministrazioni ed enti privati.

    Per Enea e Ministero dello Sviluppo economico dal 2017 al 2019 è stato testimonial della Campagna Italia in Classe A e, in particolare, ha ideato e condotto il primo info-reality di divulgazione, la webserie “Italia in classe A – la serie”, sui temi dell’efficienza energetica diffuso sul web attraverso i social media e sul sito de La Stampa.

    Il film
    Le mani sulla città

    Regia di Francesco Rosi, con Rod Steiger, Guido Alberti, Marcello Cannavale, Alberto Canocchia, Salvo Randone.
    Italia, 1963, durata 110 minuti. Leone d’oro al Festival di Venezia. 
    Film restaurato con tecnologia digitale.

    La locandina del film

    Primi Anni Sessanta. Crolla un palazzo a causa di un cantiere limitrofo di proprietà di Edoardo Nottola, consigliere comunale e speculatore edilizio appoggiato dalla maggioranza che guida l’amministrazione della città. 

    Il costruttore è diventato scomodo e ormai, per il suo partito, non è possibile garantirgli il posto da assessore. Nottola però è un uomo che conosce la vita e la politica e saprà ribaltare la situazione e favorire i propri interessi…


    “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce”

    Rosi ha raccontato con linearità ed impressionante aderenza la rapace speculazione edilizia italiana degli anni Sessanta, in quel nefasto connubio tra costruttori e potere politico. Un film terribilmente attuale, con le interpretazioni eccezionali di Guido Alberti e Rod Steiger, a cui si aggiunge almeno quella del sindacalista, vero, Carlo Fermariello, pescato dalla politica amministrativa campana, di grande presenza scenica.

    Ci sono film, anche di valore, che con il passare degli anni perdono la presa che ebbero al momento della loro uscita e restano lì a farsi ammirare come un prezioso utensile del passato di cui riconosciamo la perfezione ma che può solo restare chiuso in una teca. Altri invece (e il film di Rosi è fra questi) che invece conservano una loro inattaccabile attualità. Verrebbe da dire: purtroppo. Purtroppo perché quei problemi, quel malcostume, quel modo di intendere l’amministrazione della cosa pubblica perdurano. È sicuramente anche questo uno dei motivi della tenuta di Le mani sulla città ma quello che lo distacca dalla cronaca politica è lo stile narrativo. 

    Rosi non fa un ‘film di denuncia’, va oltre. Sceglie un taglio da “cinema verité” quando riprende le sedute del Consiglio comunale offrendoci dei totali di un’aula in cui ci si prepara a una lotta di tutti contro tutti. Da questo magma fa emergere delle figure che sono rappresentative di posizioni e di interessi diversi che finiscono con il ruotare attorno a Nottola (interpretato da un Rod Steiger che domina l’inquadratura). Sarebbe facile definire ‘profetico’ un film in cui si agitano ‘mani pulite’ o in cui il conflitto di interessi diviene tanto palese quanto socialmente metabolizzato. Le mani sulla città è qualcosa di più e di diverso. È un film che va alle radici di uno dei cancri che hanno corroso e continuano a corrodere la nostra società e ne mette spietatamente in luce le metastasi. Divenendo un paradigma.

    Saviano incontra Rosi: “È ancora mani sulla città”

    Estratti da “La Repubblica”, 18 agosto 2013

    […] Se non avessi visto Le mani sulla città mi sarebbe stato impossibile scrivere quello che ho scritto: ho imparato lo sguardo sulle cose da quel film. Senza il quale, tutto ciò che io e altri della mia generazione abbiamo fatto, non avrebbe potuto esserci. 

    […] Far comprendere il Meccanismo, il meccanismo del potere, il meccanismo del dolore, le dinamiche fisiche-morali del dominio dell’uomo sull’uomo. Mostrare ciò che c’è dietro, sotto e a lato di un fatto. 

    […] “Era essenziale – dice Rosi – far capire al pubblico cosa fosse la speculazione edilizia, quali regole la governassero, quali interessi individuali e quali coperture, agevolazioni e commistioni di potere ci fossero dietro. Ma non era facile. Fui fortunato ad avere subito l’intuizione giusta. La prima scena in cui il costruttore nonché consigliere comunale Edoardo Nottola, interpretato da Rod Steiger, traccia un quadrato per terra su una collina brulla ed enuncia il suo teorema”. Questo: “Questa è zona agricola e oggi quanto può valere questo metro quadrato, trecento, cinquecento, mille lire? Ma domani questo stesso metro quadrato può valere sessanta, settantamila lire e pure di più. Tutto dipende da noi. Il cinquemila per cento di profitto. Quello è l’oro”. 

    […] A distanza di cinquant’anni Le mani sulla città agli occhi di un ragazzo di oggi non dà la sensazione di parlare di cose ignote e lontane: si accorgerebbe che gli sta parlando dei suoi giorni, del potere che subisce, di qualcosa che lo riguarda.

    […] “Mi riconosco nei miei film. Ho sempre lavorato con l’idea di diffondere il giusto e il bello. Ho sempre vissuto l’arte come una missione e penso lo si veda dai film che ho fatto.

    Il regista

    Francesco Rosi sul set, foto in bianco e nero

    Francesco Rosi (1922-2015), facendo propria la lezione di Luchino Visconti, di cui era stato aiuto regista nella realizzazione di un’opera fondamentale del cinema italiano come La terra trema (1948), Rosi ha sempre saputo evitare la tendenza al bozzetto e la suggestione del dialetto e al tempo stesso non si è mai lasciato affascinare da giochi narrativi troppo sofisticati. È prevalsa in lui l’attenzione al contesto e al valore del documento storico che, nel suo cinema (Salvatore Giuliano, 1962; Le mani sulla città, 1963; Il caso Mattei, 1972; Cadaveri eccellenti, 1976), ha assunto valenze drammaturgiche insolite. 

    Il metodo di Rosi consistente nel proporre una sorta di documentario ricostruito secondo l’ottica del giornalismo di denuncia senza tuttavia rinunciare a personaggi di forte rilievo narrativo ‒ ha influito sul lavoro di un regista come Oliver Stone, in particolare nella costruzione di JFK (1991; JFK ‒ Un caso ancora aperto), secondo quanto dallo stesso autore statunitense riconosciuto. 

    Numerosi i riconoscimenti ricevuti dal regista. Oltre a due Nastri d’argento per la regia (nel 1963 per Salvatore Giuliano e nel 1981 per Tre fratelli), ha vinto tre David di Donatello per la miglior regia nel 1976 con Cadaveri eccellenti, nel 1979 con Cristo si è fermato a Eboli e nel 1981 con Tre fratelli; due per il miglior film nel 1985 con Carmen (1984) e nel 1997 con La tregua, cui si è aggiunto nel 1988 un David speciale alla carriera. Nel 1958 con La sfida aveva conquistato il Premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia e nel 1963 il Leone d’oro per Le mani sulla città. A livello internazionale aveva ottenuto nel 1962 a Berlino l’Orso d’argento per la regia con Salvatore Giuliano e nel 1972 al Festival di Cannes la Palma d’oro con Il caso Mattei mentre nel 1979 Cristo si è fermato a Eboli era stato premiato al Festival di Mosca.

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