Da inizio mandato l’Amministrazione Comunale dimostra di trattare la gestione del personale e le procedure concorsuali con opportunismo e in modo sommario, sottraendosi alle più elementari regole di trasparenza e parità di condizioni di accesso. L’ennesima prova viene dalle selezioni in corso per individuare le tredici posizioni organizzative, che rappresenteranno i vertici dell’Ente chiamati a svolgere funzioni dirigenziali. Basta dare un’occhiata alle norme che presiedono alle selezioni per accorgersi di tutta una serie di omissioni ed irregolarità.
Posizioni organizzative scelte secondo criteri non chiari
La scelta delle posizioni organizzative non viene ancorata al rispetto di criteri predeterminati, come richiede la legge quando parla dell’obbligatorietà di una procedura comparativa, ma viene affidata alla piena discrezionalità dell’Ente, che dovrà valutare il profilo del candidato alla luce dei programmi dell’Amministrazione Comunale. Quanto punteggio deve essere assegnato ad un titolo di laurea? Quanto pesa in termini di graduatoria l’esperienza maturata nello stesso profilo oggetto della selezione? Questo non è dato di sapere; probabilmente perché è preferibile agire nella più assoluta discrezionalità, che però quando non è ancorata a regole predeterminate sfocia inevitabilmente nell’arbitrio.
Ma l’elenco delle stranezze non finisce qua.