In queste ore sta facendo il giro del Paese la nota che il direttore generale dell’Ufficio Scolastico per le Marche, dott. Ugo Filisetti, ha indirizzato agli studenti della regione in occasione del 4 novembre, anniversario della fine per l’Italia della Grande Guerra del 1915-1918.
Leggendola, in molti fra studenti, insegnanti e dirigenti hanno pensato che si trattasse di una fake news di qualche nostalgico d’altri tempi o di una missiva di qualche reduce datata 1920 e invece si è rivelato tutto vero, forse figlia del nuovo vento regionale di destra. La lettera ha dell’incredibile se si pensa che arriva da chi si dovrebbe occupare di istruzione, giovani ed educazione, insegnando anzitutto al rispetto della vita, della memoria e della pace. «I figli d’Italia che dettero la loro vita per la patria», «una gioventù che andò al fronte e là vi rimase», «combatterono per dare un senso alla vita»: queste e molte altre sono le vuote e retoriche frasi che costellano la lettera di Filisetti. Invece di ricordare la tragedia di tutte le guerre, l’inutilità delle armi e ripudiare «la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» come recita la nostra Costituzione repubblicana, Filisetti rispolvera terminologie nazionaliste e militariste tanto care al Ventennio fascista.
Di fronte a tale incredibile lettera, Diritti al Futuro, oltre che stigmatizzare le parole di Filisetti e chiedersi se sia opportuno visto il ruolo che ricopre, spera che i consiglieri regionali di centro sinistra non siano indifferenti a queste pericolose derive e che chiedano al più presto interventi agli uffici competenti. Ci appelliamo ai tanti validi insegnanti e dirigenti della nostra regione per ricordare ai loro studenti, in questo 102° anniversario della fine della Prima Guerra mondiale, la tragedia di quell’«inutile strage», la vergogna delle decimazioni, lo squallore delle trincee, le sofferenze imposte ai soldati di ogni bandiera e i valori universali della pace e della concordia fra i popoli.