Se ne può e se ne deve uscire con più pubblico e meno privato.
Stagionali agricoli e del turismo
Da diversi giorni il mondo dell’agricoltura sta mandando grida di allarme per la mancanza di manodopera nelle campagne a causa della chiusura delle frontiere e quindi dell’impossibilità per i lavoratori stagionali stranieri, che normalmente coprivano questo settore, di raggiungere l’Italia.
Per rendersene conto basta digitare su un motore di ricerca qualsiasi “coronavirus stagionali agricoltura” o cose simili.
La ministra dell’agricoltura Bellanova sta lavorando per un accordo con la Romania (principale fornitrice di manodopera per questo settore) per aprire dei corridoi dedicati.
Ovviamente già alcune amministrazione leghiste, vedi Regione Piemonte, stanno spingendo col solito mantra del “prima gli italiani”, mentre le associazioni di categorie degli agricoltori spingono per la reintroduzione dei voucher.
Contemporaneamente lo Stato è costretto a sfornare sussidi a raffica per assicurare un reddito, seppur minimo, a molte categorie, tra queste, per esempio, quella degli stagionali del turismo che senza dubbio non hanno in prospettiva la possibilità di uscire a breve dall’emergenza, comunque evolva la pandemia, e quindi avranno necessità di sussidi per molti mesi a venire.
Abbiamo visto che ai bandi emergenziali della Protezione Civile, per medici prima e infermieri poi, hanno risposto migliaia e migliaia di persone, sicuramente c’entra anche la generosità di chi si è candidato ma è evidente che questa adesione massiccia testimonia anche di una fame di lavoro e di reddito. Dunque, sommando queste evidenze, risulta che il mercato in una situazione emergenziale non è in grado di assicurare velocemente le soluzioni necessarie, mentre non si sa sino a che punto lo Stato sarà in grado di garantire sussidi a tutti.
Una soluzione da valutare potrebbe essere che il Pubblico prenda decisamente in mano la situazione, e velocemente, organizzandosi come una specie di Agenzia Interinale. Oltre a dare sussidi, che saranno comunque necessari, assuma chi vuole e può, ovviamente con vantaggi di reddito ben percepibili rispetto ai sussidi, e poi rivenda questa manodopera a chi occorre. Di certo sarà un’operazione in perdita, difficile pretendere in questa fase che le aziende agricole, per esempio, siano in grado di pagare salari per coprire i costi dell’operazione, tuttavia una bella fetta di denaro fresco di certo rientrerebbe nelle casse delle Amministrazioni Pubbliche.
A margine la mobilità che ne deriverebbe con un gran numero di persone che si spostano dalla loro residenza abituale potrebbe dare un po’ di respiro anche a diverse imprese turistiche, alberghi ristoranti ecc. anche in questo caso organizzate/convenzionate col Pubblico.
Foto: “Il vagone di terza classe” di Honoré Daumier (1862 – 1864)