Le dimissioni non si annunciano, si danno. Per la Fondazione Città di Senigallia parrebbe valere il contrario. Ci siamo dimessi, ci dimettiamo, forse ci dimetteremo: boh! La città non è riuscita ancora a capirlo.
Intanto, almeno qualcuno, è ancora lì, e parrebbe intenzionato a non mollare. Responsabilità, no grazie. Ruolo e visibilità, sì certo.
E in questo, lungo, limbo autodeterminato va un po’ oltre l’ordinaria amministrazione: fa bandi d’assunzione, mesta, decide. Tutto, meno che evidenziare il grave stato della situazione per gli ospiti e i loro parenti ingenerata dalla pandemia e in atto da oramai quasi due anni.
Fondazione Città di Senigallia è l’unica a tacere sulle gravi situazioni in corso
Situazioni di collasso psico-fisiologico degli anziani ed economico per famiglie e strutture. Tutte le RSA, le case protette e le istituzioni stanno alzando la voce, ma la Fondazione Città di Senigallia su questo tace. Forse non vuol disturbare l’amico manovratore, o forse è troppo impegnata nel mastodontico sforzo di dare la colpa della propria inadeguatezza a chi c’era prima.
Uno spettacolo ben congegnato, per carità. Il vertice della Fondazione, alza la palla, organizza un feuilleton a puntate, i corifei intervengono (anche quelli che, per ruolo istituzionale, dovrebbero essere super partes). Ad ogni puntata interpretando lo stesso ruolo in commedia: quello del maggiordomo. “Saranno gli organi inquirenti, sarà la Procura”, tuonano impettiti nelle loro grisaglie. Altro non fanno. “Si costerna, s’indigna, s’impegna. Poi getta la spugna con gran dignità”, avrebbe detto De André.
Ma come le tre scimmiette (poco) sagge di Nikko, non vedono, non sentono e non parlano. Del disagio degli anziani nelle strutture, o di 37 alloggi sociali (sì che le case per anziani non abbienti, a Senigallia non ce ne sono) che agli Orti del Vescovo non si fanno per responsabilità di chi avrebbe dovuto gestire la Fondazione Città di Senigallia. Troppo impegnati a fare da megafono, in una continua e ininterrotta campagna elettorale dietrologica, ad un qualche “prescelto”.
Un commissario straordinario: è questo il futuro della Fondazione?
E sì, perché una regia si comincia a intravedere. “Liberiamoci dei lacci e lacciuoli di una gestione della Fondazione attraverso un organismo di controllo, meglio l’uomo solo al comando”, qualcuno deve aver programmato. “Un bel commissario straordinario, che magari abbia già maturato una qualche seppur breve esperienza di vertice in quella specifica Fondazione. Che se la suoni e se la canti sol soletto. E a nessuno ne debba rispondere, se non a se stesso e a noi megafoni”. Chapeau, applausi, sipario. Fra quattro anni lo rialziamo.
“Ho dato le dimissioni, ma le ho rifiutate”, l’aforisma attribuito a Sir Winston Churchill. Qualcuno alla Fondazione Città di Senigallia deve avere Churchill sul comodino.
2 risposte su “Il CdA dimissionario della Fondazione continua ad amministrare senza decidere né prendersi responsabilità di nulla”
Adesso siete diventati complottisti anche voi? Ma sentire la voce di quelli che ci lavorano e degli ospiti no? Certo era meglio restare al governo della fondazione come avete fatto voi negli scorsi 10 anni e non accorgersi di quello che stava succedendo con certe scelte a dir poco scellerate (appalti che si gonfiavano di tre volte tanto, immobili acquistati senza che ci fosse vantaggio per la fondazione ecc…) o magari facendo finta di niente tanto i soldi spesi sono coperti dal patrimonio “infinito” della fondazione. Ma non è più serio riconoscere a volte le proprie responsabilità? Prendere atto che se non ci fosse stato questo stop da parte dell’attuale CdA non ci sarebbe stato mai un modo per provare a cambiare realmente un sistema che rischiava di erodere un patrimonio che purtroppo infinito non è. Io credo che una forza politica è credibile quando ammette i propri errori e cerca di rimettere a posto le cose. Devo dire che ho sempre apprezzato Diritti al futuro ma sono realmente deluso da questa volontà di difendere l’indifendibile appellandosi ad un complotto politico che realmente non c’è e lo capirebbe anche un bambino. Questa purtroppo è la politica che così facendo va verso la sua estinzione.
Gabriele Landi, la ringrazio per il commento che ha postato, essendo io membro del precedente CdA, è mio dovere, rispondere, dialogare.
Per primo, le voglio dire che penso di aver compiuto degli errori, non intenzionali. L’Ente è struttura complessa, ci vuole tempo per capire dove è più urgente intervenire.
Lo stop, come dice lei, “il calderone scoperto”, a mio avviso, serve solo per coprire delle difficoltà di bilancio dell’attuale CdA, le stesse difficoltà del precedente.
Vede, Gabriele Landi, i bilanci in perdita sono dovute a più cause:
– La prima: nessuna delle residenze protette delle Marche, è in pareggio di bilancio, i contributi regionali sono fermi a valori del 2004, (cosa che non avviene nelle regioni vicine a noi).
– La seconda: la politica regionale e cittadina (di centro-sinistra) visto gli aumentati bisogni assistenziali nel territorio, ci ha chiesto di adeguare l’Ente prima come Cure Intermedie poi come R S A.
Il CdA ha seguito le indicazioni (suffragate da atti amministrativi regionali) assumendosi spese, superando i dovuti step autorizzativi, ma la politica regionale ha poi pensato bene di non attivare la convenzione, che avrebbe permesso:
a) ai Senigalliesi di usufruire di nuovi servizi socio sanitari,
b) alla Fondazione di rientrare gradatamente nelle spese.
Il nuovo CdA, si trova di dover affrontare gli stessi nostri oneri e la stessa ostilità della politica regionale, ora di centro-destra.
Il nuovo CdA , per uscire dalla complessità della situazione, sceglie la cosa più semplice, più eclatante, più mediatica: Le dimissioni!! e spargere “sale” su chi ha amministrato prima di lui!
Mai vista una compagna di stampa cosi sistematica sul Corriere Adriatico!
Landi, non vedo complotti, vedo strategie imprenditoriali come il commissariamento, che non condivido.
Non condivido, proprio perché ancora credo nella politica. Credo nella politica che amministra per risolvere i problemi, che non delega all’uomo forte oppure al privato.
Francesco Mancini