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Comunicato stampa

La Regione Marche nega il diritto alle donne per la Ivg farmacologica anche nei Consultori Familiari

Negli ultimi anni, siamo intervenuti più volte per la piena applicazione della legge 194 nella nostra Regione e abbiamo spesso ribadito che questa legge rappresenta ancora oggi un livello alto della mediazione tra la cultura laica e quella cattolica rappresentate nel 1978 da uomini di grande spessore politico e senso dello Stato, forti del reciproco riconoscimento e rispetto delle differenze.

La legge sulla “Tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” garantisce alla singola donna il diritto di scelta sulla procreazione, ma a quella scelta attribuisce un interesse pubblico in quanto evento sociale da prevenire e contenere. Ai Consultori Familiari fu attribuito il compito di assistere la donna nella scelta alla procreazione informata e consapevole.

La 194 ha funzionato eccome.

Nonostante i detrattori affermassero che sarebbe diventata una sciagurata modalità contraccettiva, raramente una legge ha centrato così bene i suoi obiettivi:

  • ha eliminato la piaga dell’aborto clandestino, che persiste solo in alcune estreme condizioni di disagio socio-economico, ed evitato le non rare gravi conseguenze e finanche la morte delle donne;
  • ha ridotto il ricorso all’interruzione di gravidanza del 45%, percentuale che salirebbe al 60% escludendo le donne immigrate che nel 1978 non erano presenti,
  • ha ridotto laIvg ripetuta al 26%.

Il POMI, Progetto Obiettivo Materno Infantile 1998-2000, prevedeva grandi investimenti per i Consultori che al contrario vennero depotenziati in questo ultimo ventennio buio.

In un periodo in cui la memoria storica è davvero carente, sarebbe bene ricordare che a parte i due governi ”brevi” di Monti e Renzi, negli ultimi 20 anni ha governato Berlusconi con tutta la coalizione di centrodestra per ben due mandati ed abbiamo assaggiato anche un pezzo di governo condizionato da Salvini.
E in ogni caso, nello stesso periodo, da tutti, sono stati sottratti alla Sanità ben 37 miliardi!

A Senigallia la Ivg con normale day-hospital dal 2015

Nel settembre 2015, presentammo un O.d.g., sostenuto da tutta la maggioranza, che impegnava il sindaco Mangialardi ad attivarsi affinché la regione Marche, nella sua autonomia organizzativa, consentisse anche alle donne marchigiane la Ivg farmacologica con normale day-hospital e non con l’assurdo ricovero di 3 giorni come indicato dalla normativa dell’allora Ministra Lorenzin (governo Renzi!).
Il Presidente della Commissione Sanità Volpini ebbe un ruolo decisivo.
Questa modalità purtroppo è attualmente garantita solo negli ospedali di Urbino, Senigallia e San Benedetto del Tronto.

Nell’agosto 2020, il Ministro della Salute Speranza ha emanato linee di indirizzo affinché la Ivg farmacologica, tramite somministrazione della pillola Ru486, possa avvenire in Consultorio dove già la donna viene presa in carico per tutta l’assistenza socio-psico-sanitaria, senza la necessità di un day-hospital per assumere delle compresse. Questa indicazione trova ragione per le difficoltà dovute all’altissima percentuale di obiezione dei ginecologi ospedalieri rispetto ai consultoriali, e anche per quello che stava accadendo in alcune regioni, da poco governate dalla destra come l’Umbria, dove si sta tornando al ricovero di 3 giorni per assumere la pillola RU486.

Le posizioni dell’amministrazione di destra ci riportano 40 anni indietro

La mozione presentata dall’opposizione in regione Marche per l’adesione alle linee guida indicate dal Ministero ha fatto emergere un armamentario ideologico d’altri tempi che ci riporta 40 anni indietro!

Un’assessora si dichiara contro l’aborto e per la famiglia! Ma chi è contro la Famiglia? E nessuna donna vorrebbe ricorrere all’aborto, la legge consente la migliore assistenza socio-psico-sanitaria a quella donna che si trova nella condizione di non poter proseguire una gravidanza.

Una consigliera leghista afferma che la legge 194 prevede l’Ivg esclusivamente in ospedale. Non è vero, bisogna leggerla bene la legge.

Ma la perla ce la regala un capogruppo di maggioranza che tuona in difesa della razza e riciccia qualcosa che pensavamo sepolto per sempre. Sostiene che il diritto alla scelta della Ivg sia una battaglia di retroguardia in un momento in cui il problema è la denatalità, ovviamente delle donne italiane perché succede che in alcuni quartieri di Ancona ci siano classi esclusivamente composte da bambini immigrati e ben presto gli italiani (il popolo più meticcio del mondo, per nostra fortuna!) faranno la fine dei nativi americani! E quindi è indispensabile il sostegno economico alla donna che partorisce, beninteso di stirpe italiana!

A questo Consigliere, e purtroppo a tanti come lui, non viene in mente che se ci sono classi con tanti bambini immigrati e classi senza bambini immigrati (sono il 9%) c’è un evidente problema di integrazione come nelle “banlieue” di Parigi o Bruxelles.

Non serve carità, serve una riforma del del mercato del lavoro e del sistema fiscale

A costoro non viene in mente che “tutte” le donne non hanno bisogno di interventi caritatevoli per diventare anche madri ma di lavoro dignitoso, non sottopagato rispetto agli uomini, non prevalentemente a tempo determinato, non part-time obbligato, non in grigio o in nero, non con la firma in bianco delle dimissioni in caso di gravidanza! 

Ma una riforma del mercato del Lavoro che dia più garanzie ai lavoratori e in particolare alle lavoratrici non è gradita all’elettorato di lor signori e men che meno una riforma del sistema fiscale che consenta di avere più risorse per nidi, asili, forme di baby sitting pubblici.

Foto di Molly Belle su Unsplash

5 risposte su “La Regione Marche nega il diritto alle donne per la Ivg farmacologica anche nei Consultori Familiari”

[…] Il futuro dei Consultori è un tema molto caro a Diritti al Futuro. Nella tavola rotonda dello scorso ottobre sono state esaminate le diverse proposte di riforma, alcune delle quali rischiano fortemente di depotenziare questo presidio di cura e di assistenza delle donne e dei loro diritti, dei minori e delle famiglie, delle persone a rischio di marginalità, con modifiche proposte dal solito stile paternalistico, rigido, cultore della normalità e dei sacri valori tradizionali. Insomma di chi è allergico ad una relazione alla pari con il mondo versatile e colorato delle donne e dei gender. […]

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